Le cause principali delle patologie dolorose di questo distretto sono principalmente:
- le deformazioni congenite;
- i difetti biomeccanici;
- le deformità secondarie;
- le degenerazioni articolari e tendinee;
- i traumi con fratture e/o lussazioni;
- i postumi di traumi;
- le neuropatie.
Il quadro clinico che si presenta è caratterizzato frequentemente da una combinazione o da un susseguirsi di più di una causa fra quelle sopra elencate, in quanto spesso, una di queste è proprio conseguenza di un altra; è sempre quindi molto importante un’ attenta anamnesi e cronistoria per ricostruire l’evoluzione della patologia.
L’approccio terapeutico corretto deve quindi tenere in considerazione sia del quadro clinico che si presenta che della sua causa all’origine.
La terapia conservativa deve sempre essere presa in considerazione nel primo approccio al percorso terapeutico, questo comprende:
- terapie fisiche (terapie strumentali, fisiokinesiterapia);
- trattamenti ortesici (plantari, ortesi in silicone);
- trattamenti farmacologici;
- calzature adeguate;
- riposo fisico e sospensione di alcune attività sportive.
In molte delle cause patogene che ho elencato sopra, questo iter terapeutico ha spesso solo degli effetti parziali e temporanei, può tenere sotto controllo il dolore ma non risolvere la patologia.
La soluzione chirurgica è in molti casi necessaria per ridurre e/o risolvere la sintomatologia e l’invalidità che la patologia causa al paziente, oltre a ridurre o a escluderne un ulteriore peggioramento nel tempo.
La proposta chirurgica deve essere fatta ad un paziente idoneo (età, rischi, aspettative, alternative) e informato, al quale il risultato dell’intervento possa migliorare la qualità della sua vita.
Fra i fattori di idoneità all’intervento quello che riguarda le aspettative del paziente ha un ruolo importante e comprende: l’età, le condizioni generali, il grado di invalidità, il grado di evolutività, il lavoro e/o l’attività sportiva svolta dal paziente stesso. E’ necessario inoltre valutare l’evoluzione che potrebbe avere la patologia senza la correzione chirurgica ed informarne il paziente..
Dopo avere deciso, insieme al paziente, la sua idoneità all’intervento, è necessario proporgli le possibilità chirurgiche, spesso rappresentate da più tempi chirurgici eseguiti nello stesso intervento.
Il programma chirurgico che viene proposto al paziente deve essere frutto di:
- una buona raccolta anamnestica;
- una corretta valutazione del paziente, compresa la sua possibilità di gestione della convalescenza;
- una corretta valutazione clinica che deve andare all’origine del problema;
- la valutazione delle alternative;
- la valutazione dei rischi connessi all’intervento;
- la aspettative del paziente sul risultato e dei tempi di guarigione;
- l’esperienza e il followup che il chirurgo ha su quella tipologia di intervento.
Alcune patologie sono purtroppo causa di danni permanenti e irreversibili, a volte un intervento chirurgico, anche se adeguato al caso clinico, ben eseguito e su un paziente ben informato, può non essere in grado di ripristinare la normale funzionalità del piede e/o della caviglia ma, in molti casi, è l’unica soluzione in grado di ridurre e spesso risolvere non solo il dolore, ma anche l’invalidità, la farmacodipendenza, l’instabilità nel passo e a prospettare al paziente la ripresa della normale attività lavorativa, fisica, sportiva e della vita di relazione.
Dr. Alessandro Farnetti