Quando si decide di affrontare un intervento chirurgico per un problema al piede o alla caviglia bisogna prepararsi ad affrontare 3 fasi diverse del percorso di guarigione:
- il ricovero con l’intervento;
- la convalescenza;
- Il recupero funzionale e la rieducazione;
La durata di ognuna di queste fasi è naturalmente direttamente proporzionale al peso e alla complessità dell’intervento a cui ci si è sottoposti.Di gran lunga la prima fase è quella che genera più timore o vera e propria paura; in realtà, però, questa è la fase più breve del percorso e generalmente il paziente rimane stupito di quanto tutto avvenga in modo rapido e indolore rispetto alle sue preoccupate previsioni.
La fase della convalescenza è invece più lunga e noiosa ed è molto diversa se l’intervento è seguito da una immobilizzazione gessata e uno scarico del piede, con uso obbligatorio di stampelle, o se è concessa una scarpa post operatoria che permetta il carico del piede. Questo dipende ovviamente dal tipo di intervento a cui ci si sottopone, così come dalla durata del periodo di convalescenza/immobilizzazione/scarico. In questa fase è molto importante seguire correttamente le indicazioni date dal Chirurgo, organizzarsi e stare a riposo. Non bisogna fare l’errore di molti di pensare che al termine di questo periodo il percorso di guarigione sia terminato e tutto torni normale in pochi giorni.
A questo punto, infatti, inizia il periodo per certi versi più difficile, a cui spesso il paziente non è preparato, a volte anche perché non adeguatamente informato, constatando che calzare subito una scarpa normale, riprendere immediatamente la normale attività fisica e lavorativa, e guidare un auto sono dei traguardi che richiedono spesso più tempo di quanto previsto. Qui inizia infatti la terza fase del percorso di guarigione cioè la rieducazione e il recupero funzionale che, se ben eseguiti con disciplina e pazienza, portano alla completa guarigione con la ripresa delle normali abitudini di vita. Come ho già anticipato: tempi, difficoltà e impegno richiesto sono in relazione al tipo di intervento subìto ma ci sono alcuni principi di base comuni.
- Si parte sempre da un piede e/o caviglia molto diverso da quello finale, i tessuti coinvolti dall’intervento, per i processi di guarigione, aumentano temporaneamente di volume; è sempre coinvolta la micro circolazione, con presenza di linfedema, che provoca un ulteriore aumento di volume del piede
- Le articolazioni coinvolte dall’intervento o dalla immobilizzazione in gesso sono irrigidite, doloranti alla mobilizzazione
- Si presenta il problema di quale calzatura utilizzare
- Il sistema centrale del controllo motorio deve sintonizzarsi nuovamente con il piede, con il meccanismo del passo e nel proteggerlo innesca spesso delle abitudini viziate, alterando il carico e l’uso dei muscoli della gamba e quelli posturali con ulteriori dolori collaterali.
Un buon modo di iniziare questa fase è prendere coscienza che bisogna avere pazienza, dedicarsi alla cura del piede oltre che alla riabilitazione, organizzarsi e prendersi il tempo necessario per fare quotidianamente la rieducazione. Spesso bastano piccoli esercizi che si possono svolgere in qualsiasi momento della giornata:
- quotidiana igiene del piede, lavandolo, massaggiando con una buona crema la cute e le cicatrici, che devono essere progressivamente mobilizzate;
- sempre usando una crema, mobilizzare le articolazioni operate, per esempio l’alluce, aumentando progressivamente e forzandone la rigidità, questo provoca sempre un dolore iniziale che progressivamente diminuisce; una borsa del ghiaccio può essere un aiuto gradevole;
- dedicarsi più volte al giorno a piccoli esercizi di movimento attivo delle articolazioni, contrazioni ripetute dei muscoli del piede, esercizi con elastico, cyclette, rinforzo dei muscoli della gamba.
- di grande aiuto è sempre fare della rieducazione in piscina, camminando ed eseguendo piccoli esercizi sostenuti dall’acqua. In casi particolari può essere di giovamento l’assistenza fisioterapica;
- rassegnarsi ad usare temporaneamente calzature adeguate, di tipo sportivo, morbide, ampie e con una buona suola; spesso è molto utile una suola basculante. In casa, se tollerate, consiglio delle calze antiscivolo che permettono di sentire il contatto del piede con il terreno
- se si è reduci da un periodo di scarico con stampelle, il piede e la caviglia vanno riabituati al carico gradualmente, in modo crescente, a tolleranza;
- sforzarsi a controllare la propria postura, usare in modo corretto e rilassato la muscolatura delle gambe, riorganizzare la meccanica del passo. La rieducazione del cammino, cioè appoggiare bene il piede e sviluppare un corretto meccanismo del passo, è di fondamentale importanza ed anche l’obiettivo più difficile da raggiungere. Un piede con un malfunzionamento cronico porta generalmente ad un cammino e ad un appoggio viziato e il piede dolente nei postumi dell’intervento si difende, questi due fattori insieme portano a camminare inconsciamente in modo scorretto, scatenando dolori diffusi anche nei distretti sovra podalici. Affrontare correttamente un intervento richiede quindi:
- organizzazione della propria vita, prevedendo un periodo di tempo adeguato prima di una autonomia e recupero completi;
- seguire correttamente le istruzioni date dal Chirurgo
- prepararsi ad affrontare momenti di dolore e disagio senza farsi sopraffare
- prendersi il tempo necessario per una buona rieducazione funzionale; ogni momento della giornata e ogni gesto quotidiano e ogni passo devono essere l’occasione per eseguire piccoli esercizi finalizzati a migliorare e correggere la funzione del piede, accompagnandolo ad una completa guarigione.
Dr. Alessandro Farnetti